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Il passaporto digitale di prodotto (DPP): cos'è e chi riguarda

Published on 21st Oct 2024

Acquistare un cellulare e avere la possibilità di accedere ad ogni informazione relativa alla filiera produttiva, all'impatto ambientale, alla durabilità e alla riparabilità del prodotto, il tutto semplicemente inquadrando un QR Code posto direttamente sul cellulare.

Questo è ciò che prevede il Regolamento (UE) 2024/1781 che oltre a stabilire nuovi requisiti per la progettazione ecocompatibile dei prodotti, introduce il passaporto digitale di prodotto (DPP), uno strumento utile a tracciare la filiera produttiva del prodotto e promuovere scelte d'acquisto consapevoli. 

Il Regolamento Ecodesign (UE) 2024/1781 (ESPR) e il passaporto digitale di prodotto (DPP)

Il 18 luglio 2024 è entrato in vigore il Regolamento (UE) 2024/1781 in materia di progettazione ecocompatibile dei prodotti sostenibili (Ecodesign for Sustainable Products Regulation – "ESPR"), adottato nel contesto del Green Deal Europeo, il pacchetto di iniziative tese a guidare l'Ue verso una transizione ecologica per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. 

Il regolamento ESPR introduce una serie di misure volte a promuovere un'economia circolare, stabilendo nuovi requisiti per migliorare la durabilità, la riparabilità, la riutilizzabilità, la riciclabilità e l'efficienza energetica dei prodotti, contrastando al contempo pratiche di obsolescenza programmata. 

Tra le innovazioni più rilevanti, figura l'introduzione del passaporto digitale di prodotto (Digital Product Passport – "DPP"), uno strumento elettronico che consentirà di raccogliere e condividere informazioni aggiornate e dettagliate sulle caratteristiche dei prodotti lungo tutta la catena del valore.

Il passaporto digitale permetterà agli operatori economici, come fabbricanti, importatori, distributori e rivenditori, così come ad altri soggetti interessati, quali le autorità di vigilanza del mercato e le autorità doganali, di inserire i dati, aggiornarli nonché di accedere a quelli rilevanti. In tal modo, le imprese avranno a disposizione uno strumento per valorizzare i propri prodotti, la loro qualità e autenticità, e distinguersi dalla concorrenza. 

Allo stesso tempo, il passaporto aiuterà i consumatori a compiere scelte informate: basterà infatti scansionare un QR Code (o altro supporto dati) posto direttamente sul prodotto per accedere alle informazioni utili a un acquisto consapevole. 

Accedendo a tali informazioni, sarà possibile ricostruire l'intera filiera del prodotto, dalla produzione o importazione fino allo smaltimento. Il passaporto, infatti, sarà collegato a un sistema di codici univoci che identificano il prodotto, l'operatore e il sito di fabbricazione, consentendo così la tracciabilità degli attori e degli impianti produttivi coinvolti. 

L'iter delineato dall'art. 13 del regolamento prevede che l'operatore economico, responsabile dell'immissione del prodotto sul mercato o della sua messa in servizio, debba registrare il DPP in un registro digitale (da istituirsi entro il 19 luglio 2026 ad opera della Commissione), che a sua volta genererà automaticamente gli identificativi univoci e li conserverà nel tempo. 

Il passaporto digitale sarà obbligatorio per tutti i prodotti, salvo eccezioni per alcuni gruppi specifici - quali alimenti, mangimi, medicinali (umani e veterinari), animali, piante e microorganismi, prodotti di origine umana e alcune tipologie di veicoli (soggetti alla normativa di settore) - o che potrebbero essere esentati in circostanze particolari (ossia quando non siano disponibili specifiche tecniche di DPP o se siano già in vigore a livello europeo adeguati sistemi per la trasmissione digitale delle informazioni). 

A seconda della complessità della catena di valore e dell'impatto ambientale dei prodotti in questione, il passaporto dovrà essere specifico per singolo articolo, lotto o modello di prodotto. 

Il potere attuativo della Commissione europea

Ad oggi, il regolamento ESPR non è ancora effettivamente vincolante per le imprese, trattandosi di un regolamento che si limita a istituire un quadro normativo generale, senza però introdurre prescrizioni specifiche. 

Affinché lo diventi, sarà necessario attendere l'intervento attuativo della Commissione europea. La Commissione, infatti, è chiamata a dettare le specifiche del regolamento tramite atti delegati, a cui gli operatori economici dovranno allinearsi entro i 18 mesi successivi. Nel fare ciò, oltre a dare priorità a specifici gruppi di prodotti - come ferro, acciaio, alluminio, tessili, mobilio, pneumatici, detergenti, vernici, lubrificanti, sostanze chimiche, prodotti connessi all'energia ed elettronici -, dovrà considerare alcuni aspetti fondamentali. 

In particolare, la Commissione dovrà stabilire:

  • quali soggetti (tra i clienti, i fabbricanti, gli importatori, i distributori, i rivenditori, i riparatori professionisti, gli operatori indipendenti, i ricondizionatori, i rifabbricanti, i riciclatori, le autorità di vigilanza del mercato e le autorità doganali, le organizzazioni della società civile, i sindacati e altri interessati) potranno, con diversi diritti di accesso, visualizzare, inserire, modificare o aggiornare le informazioni;
  • quali informazioni dovranno e quali, invece, potranno essere incluse nel DPP. A tal riguardo, il regolamento ESPR specifica che i dati personali relativi ai clienti non potranno essere conservati nel DPP senza il loro consenso esplicito;
  • per quanto tempo il passaporto digitale dovrà essere reso disponibile. Il regolamento prevede che, durante tale periodo, il passaporto sia conservato dall'operatore economico responsabile della sua creazione o dai fornitori di servizi di passaporto digitale coinvolti nella creazione, nell'autenticazione, nel trattamento e nella conservazione dei dati. 

Inoltre, la Commissione, ai sensi dell'art. 14 del regolamento, creerà un portale web che renderà accessibili i dati contenuti nei passaporti digitali ai portatori di interesse, i quali, accedendovi, potranno ricercare e confrontare le informazioni contenute nei DPP.

Conclusioni

Il passaporto digitale di prodotto - che fa parte del quadro stabilito dal Regolamento ESPR per un'economia più sostenibile e circolare - sarà, pertanto, lo strumento utile non solo a migliorare la tracciabilità della filiera produttiva, ma anche a consentire ai consumatori di assumere decisioni di acquisto più consapevoli e a contrastare la diffusione di prodotti contraffatti. 

Il DPP ridurrà le distanze tra consumatori, produttori e, più in generale, tra tutti i soggetti coinvolti nella filiera del prodotto, consentendo loro di "dialogare". 

Così, i produttori e gli importatori potranno declinare a loro vantaggio l'obbligo di munirsi del DPP, quale strumento per comunicare al pubblico l'autenticità e la sostenibilità del proprio prodotto, aumentando la loro competitività sul mercato. 
 




 

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* This article is current as of the date of its publication and does not necessarily reflect the present state of the law or relevant regulation.

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